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Ricordo di mio padre

Ricorreva il 1999, quando mio padre decise di ammalarsi seriamente e proprio alla vigilia di Natale ci lasciò. Fu un evento che non mi dimenticherò mai, perché per la prima volta assistetti al passaggio di un’anima cara, aldilà del tunnel. Era ricoverato in un bruttissimo e fatiscente reparto di pneumologia, e nell’ aria si respirava tristezza e sconforto. Tutte le volte che andavo a trovarlo, mi facevo accompagnare dai miei Angeli Custodi e dall’Arcangelo Michele, perché non mi era molto semplice rimanere in quelle stanze di ospedale dove si percepiva così tanta sofferenza. Quel 24 dicembre, mi misi accanto al suo letto e cominciai ad osservarlo attentamente……improvvisamente sentii un pianto che irrompeva nella stanza e vidi che un signore nel letto difronte, aveva esalato l’ ultimo respiro. Ebbi perfettamente la percezione dell’uscita della sua anima dal corpo e sentii la sofferenza di tutta la famiglia che era al suo capezzale. Passò davvero poco tempo, quando mi accorsi che qualcosa stava accadendo anche a mio padre. Lo guardai intensamente e sentii sulla mia pelle tutta la sua sofferenza, stanchezza e soprattutto il desiderio di andare. Allora mi misi in contatto con la sua anima e a malincuore gli dissi: “Babbo se vuoi andare, io sono d accordo e non ti trattengo, puoi andare…” poi mi rivolsi anche ai suoi Angeli Custodi e dissi: “se la sua anima ha deciso di lasciare questa terra, per favore accompagnatelo”. Così fu, fece l’ultimo respiro e vidi veramente la sua anima uscire dal corpo, vidi che tutto si fermava, vidi l’ oscurità calare, presi la sua mano che diventava sempre più fredda e pensai che adesso era libero e che da ora in poi sarebbe stato bene. Tutto accanto a me diventava frenetico, le infermiere che correvano da una parte all’altra, senza comprendere come mai due persone nella stessa camera, avevano deciso di morire quasi nello stesso momento e proprio alla vigilia di Natale. Ma in tutta quella concitazione, compresi che tutto era perfetto così come era I giorni seguenti furono particolari, perché a causa delle festività non potemmo celebrare subito il funerale. Fu portato alle cappelle del commiato di Firenze e li rimase per diversi giorni, accanto a tante altri corpi in attesa di essere tumulati. Passai quei giorni come se fossi dentro l’ovatta, i miei sentimenti erano un misto tra tristezza e liberazione, e trascorsi del tempo accanto al suo corpo a pregare, ma fui anche spinta a girare da una cappella all’altra a salutare tutte quelle anime, che ancora a livello energetico andavano e venivano da quei corpi, che avevano da poco lasciato. Pregai per tutti loro e mi soffermai un po’ accanto al Signore del letto difronte, ed il suo volto mi si stampò nella mente. I mesi passarono ed il vuoto che lasciò a casa non se ne andava, cosi, mi consigliai con la mia prima insegnante di Reiki, con la quale avevo preso da poco il primo livello, perché avevo davvero voglia di rincontrare mio padre e di dirgli alcune cose che non avevo fatto in tempo a comunicargli. Il lavoro con il Reiki durò 21 giorni e fu bellissimo e molto commovente. In meditazione, immaginai di trovarmi in un luogo di natura molto verde, davanti a me un grande portone di legno molto scuro ed antico e ai lati, un muro molto alto che correva sia a destra che a sinistra e non si potevano scorgere i confini. Incredula mi chiesi, ma dove sono? Mi misi davanti al portone pensando di entrare, ma una voce mi disse: “non puoi entrare, aspetta qui”. Così feci. Il portone di legno si apri leggermente e vidi in quell’istante, uscire mio padre tutto vestito di bianco, sorridente ed accanto a lui la nostra canina che era morta pochi mesi dopo di lui. Il mio cuore fece un sobbalzo, gli andai Incontro e lui mi abbracciò come non aveva mai fatto. L’amore ed il calore entrarono in profondità nel mio corpo e giorno dopo giorno, questi incontri si ripetevano, la tristezza se ne andò, lasciando una grande consapevolezza, di cosa è la morte e soprattutto la comprensione che i nostri cari non ci abbandonano mai, perché vivranno sempre nei nostri cuori.

Testimonianza di Liliana Fantini

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